La nuova collezione di calzature SS 18 di Nicholas Krikwood è in bilico tra volumi “non volumi” e geometrie minimaliste.
<< Abbiamo una costante ed insaziabile voglia di informazioni al giorno d’oggi, volontaria o involontaria che sia. Siamo o non siamo troppo esposti alla “sovra informazione” ed alla sovrabbondanza al giorno d’oggi? Forse che troppe informazioni sopprimono l’immaginazione, non lasciando spazio alcuno all’intrigo ed al mistero della creatività? >>.
Sicuramente siamo abituati ormai a conoscere tutto di tutti, in qualsiasi momento, ma a lungo andare, quanto tutto ciò potrà essere salutare per la nostra mente? E dove mai ci porterà tutto questo mare di informazioni? Questo è ciò che compare negli appunti dello stilista Nicholas Kirkwood in riferimento alla sua nuova collezione di calzature femminili SS18.
“ L’impressione di uno spazio rubato”, questo il titolo della presentazione che si è tenuta in occasione della scorsa Paris Fashion Week, durante la quale, il designer ha cercato di presentare le sue creazioni, come se fossero elementi da esplorare, estratti da un’immagine troppo satura e caratterizzati da volumi straordinari, che altrimenti non avremmo mai notato. L’ispirazione proviene dall’artista Eva Rothschild, esponente della corrente minimalista degli anni Novanta, i cui lavori scultorei erano definiti da forme geometriche instabili, ma anche dalle opere dell’architetto italiano Carlo Scarpa, che sicuramente lo hanno ispirato nella definizione dei suoi nuovi “capolavori da indossare”. Ma sicuramente questo Minimalismo dei primi anni Novanta viene contrastato e messo leggermente in discussione grazie alla presenza di riferimenti provenienti da forme d’arte diversa, più contemporanea come i giochi e le sculture di luce, ma anche le installazioni che offrono all’intera collezione una serie di tonalità sovversive e misteriose.
Il risultato? Ecco a voi Nini, open-toe nuova di zecca che prende il nome proprio dalla moglie dell’architetto Scarpa e che si caratterizza per un imponente tacco “a blocco” che viene però addolcito da rifiniture lineari in metallo dorato. Un motivo geometrico decorativo questo, quasi fosse un elegante gioiello che adorna il collo di una bellissima donna.
E poi ancora Mica, sandalo determinato e grintoso che si caratterizza per uno studiato ed accattivante tacco in Plexiglass, all’interno del quale sembra sia rimasto intrappolato del fumo vorticoso. Inutile dire che, anche in questo caso è presente un riferimento artistico, che richiama una serie di opere fotografiche scattate dall’artista Wolfgang Tillmans nel corso di diversi anni: Night Swiming.
Sul volume e sugli “spazi rubati” che si creano quando gli elementi volumetrici vengono eliminati dalla scena, gioca invece molto Eva, futuristico sandalo il cui tacco viene in parte tagliato ed il pezzo mancante sottolineato grazie all’applicazione di una placca geometrica e colorata in metallo. Ma l’attenzione viene catturata proprio dalla parte superiore della scarpa, composta da geometrici elementi in suede, che avvolgono il piede e fanno in modo che sia proprio lo spazio occupato da essi ad interessare lo spettatore.
Kirsten, invece, è una sensualissima mules che trae ispirazione dalla modella Kirsten McMenamy, musa dello stilista celebrata per la sue irriverente femminilità. Questo modello si caratterizza per la presenza di una zip laterale che permette di giocare con i volumi, nascondendo o rivelando dettagli in pelle piegata, come se fossero origami.
E infine Mira, una pump accattivante con tacco a spillo leggermente inclinato e caratterizzata dalla presenza di una grande perla nascosta, che sembra quasi essere sospesa a mezz’aria.
Insomma una collezione questa, che viene realizzata letteralmente a regola d’arte. E se è di arte che stiamo parlando, allora non c’è da stupirsi che la collezione sia stata accompagnata da una serie di short fashion movies realizzati dal filmmaker Rei Nadal, nei quali è proprio il concetto estetico intrinseco della collezione ad essere ribadito.
Già perché proprio come quegli spazi rubati che tanto caratterizzano la collezione di Kirkwood, anche la donna che indossa le sue creazioni, e che viene mostrata all’interno dei filmati espone i suoi pensieri più intimi in maniera incompleta, sfuggente, spesso seguendo un flusso di coscienza. Ed è proprio qui che Kirkwood e Nadal entrano in gioco: mettendo in evidenza il concetto di informazioni mancanti che ci attraggono e ci incuriosiscono sempre più.
Chiara Marconi