Non limitarsi a mostrare le gambe, ma puntare tutto sulla vita per un’estate dal sapore retrò.
In una società in cui la sessualità è alla portata di ogni argomento e facilita la vendita di qualsiasi prodotto, Véronique Leroy presenta a Parigi la sua Spring/Summer 18 collection.
Provocante fin dai primi look, la designer belga porta in passerella, sulle note di “There’s a party in my pussy” dei Catastrophe, una donna femminile e sfacciatamente esuberante, con le gambe in bella mostra.
Ma, come cantavano Sabrina Salerno e Jo Squillo in Siamo donne, “oltre le gambe c’è di più”: dai body ai pantaloncini, fino alle gonne a portafoglio, che lasciano intravedere più del dovuto, l’attenzione si sposta ad altri punti della silhouette femminile. Grande risalto è dato alle spalle, accentuate da volumi importanti in giacche e camicie, e alla vita, messa in evidenza da alte cinture che rivelano le curve.
Celebre per le sue collezioni “separates”, in cui i capi non sono coordinati tra loro, gli abiti sfoggiano un mix di tessuti e colori molto vasto. La palette è romantica e ricercata, con toni neutri come il bianco, il grigio e il crema, abbinati a tonalità pastello e gradazioni più accese, dal rosa pallido al verde prato e dal malva al mostarda.
Sete e chiffon regalano leggerezza e fluidità ad abiti traslucidi, che lasciano intravedere body e underwear, mentre maglioncini e knicker donano un gusto retrò all’intera collezione, grazie all’uso di jersey e maglia, tessuti prediletti dalla designer. Pizzi e scamosciati, arricchiti da frange boho e patchwork multicolore, danno a gonne e capispalla un effetto safari-camo, portando il buon gusto nell’avventura. Una particolare attenzione è stata dedicata al denim, attraverso una serie di lavaggi e lavorazioni, per ottenere inediti effetti grafici che ricordano carta stropicciata.
Scritti in un font old school in taglie oversize e over the body, appaiono su alcuni look della collezione, per la prima volta in una lunga carriera, ricami e applicazioni del nome del brand, in pizzo o velluto dévore.
Una rispolverata al passato si ha nell’utilizzo degli accessori: in stile anni 70 è la scelta dei bottoni in legno quadrati. Lo stesso elemento geometrico è con molta cura riportato anche nelle applicazioni di sandali e décolleté, mentre le maxi cinture presentano una fibbia tonda.
Ad impreziosire gli outfit, mono orecchini dorati pendono dalle orecchie delle modelle, così lavorati da sembrare delle mini sculture.
Nadia Somma