Dai ghiacci dell’Everest alla giungla d’asfalto

Peak Performance reinventa l’abbigliamento sportivo rendendolo versatile e fashion, grazie anche alla collaborazione con Nigel Cabourn

Lo spazio urbano è visto come una giungla o come una montagna da scalare, trascorriamo ormai gran parte della nostra vita a districarci nel traffico cittadino, a correre da una parte all’altra per lavoro e/o svago. E non sempre abbiamo il tempo di tornare a casa, cambiarci d’abito e raggiungere gli amici per un happy hour o una cena (sempre che ne abbiamo voglia o tempo). Diventa allora importante, se non strategico, poter contare su capi di abbigliamento che sappiano svolgere il doppio compito: essere comodi e performanti (cioè proteggerci da pioggia e/o vento) e al contempo essere glamour e fashion quanto basta per farci sentire a nostro agio in tutte le occasioni.

È per questo che molti marchi sportivi hanno iniziato a proporre i loro capi iconici super performanti – nati e pensati per le situazioni climatiche estreme (quando non addirittura per le spedizioni scientifiche o le imprese sportive) – in una chiave più urban che fonde comfort, performance e stile. Tra questi c’è sicuramente Peak Performance (un nome che è già un programma): la collezione FW18 Linea Urban è un concentrato di tecnologia e design fashion.

Presentata a Pitti Immagine Uomo 93 (gennaio 2018), la collezione di questo inverno di Peak Performance è ispirata alle linee pulite della moda degli anni 90, i cui capi essenziali (soprattutto giacche, giacconi, piumini e parka) hanno un design casual e, appunto, versatile, adatto all’abbigliamento per tutti i giorni.

Il ricco know-how tecnico di Peak Performance (azienda svedese nata 30 anni fa dall’idea di tre sciatori) con la Linea Urban si arricchisce così di capi di altissima qualità e alla moda, revisione in chiave moderna, contemporanea e luxury dei capi iconici del brand recuperati dall’archivio storico. Per «ricordare il passato e re-immaginare il futuro», come recita il pay-off sul sito del marchio.

Le silhouette sono eleganti e le linee moderne, pensate per adattarsi ad uno stile di vita spontaneo e agile. Tutto realizzato con materiali innovativi di ultima generazione (in collaborazione con l’italiana Beste, rivoluzionaria azienda tessile di Prato) per un risultato all’avanguardia, perfetta interazione tra materiali tecnici high-tech, nuove tecnologie e stile urbano. «Noi vogliamo dedicarci a progetti che ridefiniscano la concezione stessa dell’abbigliamento, di cosa sia tecnico, outerwear, streetwear e fashion. Noi di Peak Performance abbiamo una storia talmente ricca e prodotti così incredibili che si tratta solo di reinterpretare tutto nuovamente!» afferma Sofia Gromark Norinder, designer di Peak Performance Urban.

Ma le sorprese non finiscono qui. Per l’inverno 2018 infatti, Peak Performance ha realizzato una seconda collaborazione con il designer inglese Nigel Cabourn. Si tratta di una capsule collection di nove capi, ispirata alla leggendaria scalata del Monte Everest nel 1963 di Jim Whittaker (il primo americano ad arrivare in vetta). In questa collezione, Nigel Cabourn riesce nell’impresa (è il caso di dire) di unire il suo enorme archivio vintage al konw-how tecnico di Peak Performance. Appunto: ricordare il passato per re-immaginare il futuro.

«È stato come creare una piccola opera d’arte – ha spiegato il designer, che da oltre quarant’anni disegna collezioni non influenzate dai trend fashion, ma ispirate a storie vere – È un pezzo davvero speciale. Abbiamo preso una fodera abbastanza commerciale e old fashion, l’abbiamo impermeabilizzata facendola diventare il tessuto ideale per una giacca outerwear».

Cuore di questa capsule il Mountain Down Parka, un giaccone dallo stile vintage ma a ricchissimo contenuto tecnologico: il Ventile infatti, tessuto utilizzato dalla Royal Air Force, è completamente waterproof e traspirante.

Romina Velchi