Illusioni destrutturate

Friederike Haller si ispira allo studio del corpo umano e delle ortesi

Classe 1991, Friederike Haller, è una promettente stilista tedesca, originaria di Amburgo.

Durante gli studi presso l’Università delle Belle Arti di Berlino fonda il proprio marchio e nel 2015 riscuote grande successo la sua collezione Depersonalisation, realizzata in occasione della laurea in Design della Moda, che pone le basi del suo modo di comunicare dotato di un preciso quanto poco convenzionale linguaggio visuale.

Il suo stile è essenziale, minimalista, in grado di rimodellare le forme e capace di una profonda forza espressiva.

Friederike lavora per concetti: Depersonalisation (in italiano “depersonalizzazione”) fa riferimento all’omonimo disturbo mentale ed alla perdita o all’alterazione della personalità che questo implica in colui che ne sperimenta i sintomi: sentirsi estraneo al proprio corpo ed ai propri pensieri, perderne il senso di appartenenza, mentre i ricordi risultano ormai pallidi, indistinti e lontani.

Colui che ne è affetto mantiene piena consapevolezza che ciò che sente e vede altro non è – come del resto, secondo la Haller, anche la moda – che un’illusione, o meglio, un ciclo continuo di illusione – disillusione – re-illusione.

La designer definisce allora l’intensità di tali stati d’animo mutandola in abiti, attraverso un processo di deformazione e riduzione e creando l’illusione del capo originale.

Magistralmente pensata nel dettaglio, la materialità, la colorazione e la stampa sottolineano la miscela di corpo e abbigliamento e la sensazione di distacco.

I colori e i tessuti impalpabili rimandano ad una dimensione onirica, mentre i cut-out volutamente lasciati a taglio vivo, le fibbie e le cinghie elastiche e non, rivelano la volontà di esprimere un tormento interiore.

Riferimenti a Depersonalisation si leggono oggi all’interno dell’Autunno/Inverno 2018/2019 firmato Friederike Haller, che ci introduce stavolta allo studio del corpo umano, delle forme sinuose e delle superfici che lo caratterizzano.

L’ispirazione viene dalle ortesi, dispositivi medici impiegati in ambito ortopedico come sostegni.

Le forme degli abiti sono abilmente destrutturate in modo da ridisegnare le proporzioni del corpo che li indossa.

Le linee appaiono impeccabili, pulite ed i tagli estremamente minimalisti vengono valorizzati dalla scelta di alternare vibranti contrasti a soluzioni tono su tono.

Delicati colori pastello sono accostati a tinte strong e ad altre più scure: dal bianco, al serenity, al beige, fino al nero, al blu ed al verde oliva, passando per la decisa nota di arancio dell’ampio cappotto, della longuette di lana e del lupetto a maniche corte in pelle.

L’intera collezione è caratterizzata da silhouette fluide, baggy, oversize, che cadono morbidamente lungo le curve del corpo.

La donna di Friederike Haller è sofisticata, sicura di sé, contemporanea, una business woman che sceglie uno stile dinamico e di classe allo stesso tempo, composto da bluse a collo alto, camicie, sovrapposizioni, pantaloni palazzo dal fondo ampissimo, longuette, maxi maglioni, soprabiti cascanti ed elementi presi in prestito dal guardaroba maschile.

Un tocco casual è dato dall’uso del denim, ripensato nella forma, in due lavaggi – uno chiarissimo, l’altro nella tradizionale tonalità blue jeans – per l’abito e gli ampi pantaloni a portafoglio.

Infine l’harness, da indossare sulla classica camicia bianca e la cintura con pannello laterale in pelle beige divengono pezzi chiave di questa stagione, nonché un nostalgico ricordo delle cinghie e delle fibbie di Depersonalisation.

Giorgia O. Onifade