L’arte che si indossa

Melissanthi Spei ha dato vita negli anni a meravigliosi progetti, alla scoperta delle sue radici culturali

L’incontro tra arte e moda e la contaminazione di materiali industriali, estetica contemporanea, tradizione e storia sono parte integrante degli abiti di Melissanthi Spei, fashion artist londinese di origini greche diplomata presso il London College of Fashion nel 2013 e specializzata in womenswear ed accessori.

La collezione realizzata in occasione del diploma – intitolata Beautiful is Just Another Degree of Terrible – è stata presentata durante la Fashion Week di Londra presso la Victoria House.

In seguito la Spei è stata insignita di vari riconoscimenti: per gli accessori è stata nominata tra i finalisti dell’ITS International Talent Support nel 2013, per l’Ancient & Modern Prize nel 2014 ed ha rappresentato la Grecia nel 2017 alla Fashion Week di Malta. Ha inoltre preso parte a due esposizioni a cura di Lidewi Edelkoort – Fetishism in Fashion nel 2013 e Fetishism: Obsessions in Fashion & Design nel 2016 –.

Il suo lavoro ruota attorno alla riflessione sul corpo femminile, ma anche al folklore di una terra – la Grecia – teatro della propria infanzia e con la quale ha riscoperto un forte legame in età adulta.

Realizza abiti scultorei estremamente contemporanei, ispirati alla tradizione ed all’eredità storico-artistica del proprio paese natio.

Quella di Melissanthi Spei è un’identità forte, perfettamente incarnata dagli abiti che assumono caratteri poetici e drammatici al tempo stesso, esplorano le radici culturali della designer tra tradizione, poesia e letteratura.

Il riferimento alla Grecia è costante, fin dalla primissima collezione Death is a dialogue, che nel 2012 pone le fondamenta della sua ricerca artistica.

Segue poi Beautiful is just another degree of terrible (2013), nella quale si esplorano le possibilità di miglioramento paradossalmente offerte alla società da una situazione di crisi che consentono lo sfruttamento delle risorse del territorio e dei materiali alternativi, accompagnato dal rifiuto della mera imitazione degli stereotipi provenienti dall’estero.

La collezione mostra la trasformazione del cittadino comune in un demone carnevalesco che, attribuendo un nuovo valore ai materiali non convenzionali, si rifugia nella tradizione.

Oggetti presi in prestito dalla vita quotidiana – campanacci, coppe per trapani e spazzole – vengono ricontestualizzati sfidando i limiti dell’industria dell’abbigliamento e diventano parte di superfici decorative, effetti 3D ed illusioni ottiche.

Nel 2016 è la volta di A long farewell to all my greatness.

Il titolo – letteralmente “Un lungo addio a tutta la mia grandezza” – è una citazione dall’Enrico VIII di Shakespeare ed esprime la speranza di dar vita a qualcosa di nuovo senza dimenticare il passato.

Tra rifiniture artigianali e frange in rayon, il progetto, completamente no budget, è una serie di 5 collane e 3 copricapo che, con le loro sfumature dorate e nere, danno luogo ad un’atmosfera regale, seppur prevalentemente realizzati con materiali riciclati.

Le radici greche della Spei si mescolano al suo vissuto, creando l’ibridazione testimoniata dal riferimento ad uno dei più autorevoli simboli della letteratura inglese.

Athenian Bride si concentra invece su una sorta di revival del ricamo fatto a mano e sulla valorizzazione della produzione artigianale locale, sempre più minacciata da quella di massa.

Il garofano, motivo ricorrente sulle ceramiche tradizionali e sui tessuti greci, viene reinterpretato nella decorazione dell’abito, grazie all’impiego del taglio laser e del Plexiglass glitterato.

I progetti di Melissanthi Spei sono veri e propri pezzi d’arte da indossare, nei quali materiali, texture e colori metallici ricoprono un ruolo importantissimo: danno voce ad un’eredità culturale che rischia di scomparire, preziosa fonte di ispirazione per il futuro.

Giorgia O. Onifade