Quando il muro non basta più

Prendete un pizzico della Londra underground, un po’ della cultura dei writers, del mood freak e colori, tanti colori: ecco la nuova collezione SS18 di Eine London. 

Londra, famosa per i suoi quartieri underground alla moda e pieni di arte, ospita anche un mondo creativo che spesso non viene riconosciuto come arte, che a volte viene denigrato e poco capito, e poi c‘è chi ha avuto la capacità di ribaltare questa visione. 

Venticinque anni fa un ragazzo dell’East London, di nome Ben Eine, a soli 14 anni, lascia il suo primo piece of street su un muro londinese, un ragazzo che voleva far parte a tutti i costi di “that hooded tracksuit gang thing” (quella cosa della gang con la tuta con cappuccio). Da quella prima lettera disegnata sul muro è iniziata una carriera di enorme successo che lo ha portato ad essere conosciuto e riconosciuto in tutto il mondo per il suo stile tipografico e colorato, per poi oggi essere oggetto di esposizioni permanenti al Victoria&Albert Museum di Londra, al Museum of Modern Art di Los Angeles, e all’ambasciata inglese ad Abu Dhabi, solo per citarne alcune. 

Divenuto adulto, condividere la propria arte sui muri e sulle tele non bastava più, quindi è passato al mondo della moda. Ed è così che è nata l’idea di Eine London, marchio che oggi è approdato alla London Fashion Week 2018. 

Ben decide di portare l’attitudine e la filosofia della “hooded tracksuit gang thing” sui capi da lui disegnati, creando una collezione che si ispira al mondo delle gang dei writers. Attenzione, però, a non definirlo un graffitaro o un semplice writer, perché considera se stesso uno street artist che «vuole dare il proprio contributo all’ambiente, ma soprattutto, vuole ascoltare le esigenze del pubblico. (…) Ai graffitari, invece, non importa nient’altro che di loro stessi, lo fanno solo per puro divertimento.»

Per la collezione SS18 si ispira al concetto del lavorare, a volte duramente, per arrivare a raggiungere un obiettivo. Il messaggio, di cui Ben Eine è portatore, è chiaro:  lavoro e semplicità. Non è un caso che il set dell’intero look book sia uno fondo bianco e un pezzo di impalcatura su cui i modelli posano. Quella stessa impalcatura quotidianamente utilizzata dagli street artist e dallo stesso Ben per creare il proprio lettering. 

L’intera collezione è quindi perfettamente riconducibile ad un luogo e ad uno stile o ad un personaggio: la Londra underground, la gang della “hooded tracksuit” e l’artista. Felpe con cappuccio, T-shirt oversize e cappellini dove campeggiano grafiche dal lettering colorato di ispirazione tipografica, che guarda molto al mondo divertente e spensierato delle insegne del circo. 

Il tratto distintivo della collezione è soprattutto il logo, presente sul retro delle iconiche Spray Paint Coach Jacket e sulla Spray Paint Hooded Sweat, un logo che rimanda alle etichette delle bombolette o dei secchi di vernice utilizzati dagli street artist. I bomber ricordano lo stile dei ragazzi della Londra alla moda e creativa, e strizza molto l’occhio anche alle giacche da baseball americane bicolore. 

La collezione è fatta di capi lineari, semplici come un muro sul quale disegnare e al quale dare vita, strappandolo dalla banalità. Abbigliamento che il giovane street artist userebbe per nascondersi e passare inosservato, ma che allo stesso tempo lo rende riconoscibile e parte di un gruppo. 

Le grafiche rimandano subito allo stile creativo di Eine, un po’ outcast e un po’ ribelle, ma sempre inquadrato in mondo molto preciso e dal quale non vuole uscire: lettere colorate dalla grafica 3D, come quelle presenti su una semplice camicia bianca o al centro di una T-shirt, colori ultra pop e pastello, delicati e ricercati. 

Ben Eine ha portato il suo street style tipografico nel mondo della moda, sicuramente non come l’innovatore per eccellenza; ma c’è qualcosa di diverso: Eine non si è ispirato a questo mondo come molti stilisti e artisti fanno, lui è questo mondo, è un manifesto della street art contemporanea; l’ha vissuta e la vive ed è sempre quel ragazzo che aspira a far parte della “that hooded tracksuit gang thing”.

Claudia Matrisciano