Un ponte tra tradizione e sostenibilità

Leonid Batekhin e Ilona Davidoff portano alla luce una concezione irripetibile e unica dell’abito. Da qui il nome della loro collezione SS20: Unreplicable Garments.

Perché “unreplicable, ovvero “irripetibile? Gli abiti del brand newyorkese vogliono enfatizzare la bellezza dell’imperfetto, di ciò che viene definito “fuori posto”, e sono realizzati attraverso l’utilizzo di materiali di scarto riciclati e tecniche manuali. Per questo motivo ogni pezzo è unico e,  per l’appunto, irripetibile.

I materiali di scarto utilizzati sono forniti perlopiù dal produttore russo di scialli Pavlov Posad. Questi scampoli di lana dalle stampe più varie vengono ancor più arricchiti di colore con tecniche manuali come il tie-dye e la sovratintura, realizzati con tinte naturali ricavate dalle piante e dopo essere stati lavorati, vengono utilizzati per realizzare camicie e abiti scamiciati ma anche per l’outerwear, che richiama le fogge dei cappotti delle uniformi da lavoro russi.

Dalla Russia la coppia si sposta in Giappone dove recupera tessuti vintage precedentemente destinati alla realizzazione di kimono, che diventeranno le fodere interne dei cappotti, le bordature dei polsini o delle abbottonature: dettagli invisibili che enfatizzano l’unicità del capo. 

Dall’est si torna in Europa, più precisamente in Francia, da cui provengono altri materiali ecosostenibili come lo shearling sintetico, risultato della combinazione di lana, canapa -uno dei materiali più ecosostenibile in circolazione- , poliestere e cotone riciclati. 

Il riutilizzo di materiali di scarto e riciclati va quindi a sottolineare il voler salvaguardare e rendere in chiave moderna un’estetica prettamente tradizionale.  

Per quanto riguarda i lunghi vestiti, viene utilizzato lo shantung di seta e le ampie camicie vengono bilanciate da lunghe dalle stampe paisley e batik, il tutto caratterizzato da un tie-dye fatto a mano per creare effetti di scoloritura che facciano emergere la stampa sottostante e la texture naturalistica. 

Le immagini che accompagnano la collezione sembrano recuperate da un album fotografico vintage. Viene mostrata una Russia rurale, una riproposizione dell’immaginario della campagna tipicamente sovietica. 

Batekhin e Davidoff aspirano alla realizzazione di un’alternativa alla moda usa-e-getta creando abiti che, più che capi di vestiario, siano memoria e anima di un passato lontano che attraverso le loro lavorazioni siano in grado di sopravvivere al passare del tempo.  

Chiara Gandini